CONSORZIO DI PROMOZIONE
TURISTICA DI CAMAIORE

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Antro del Corchia

Attenzione: L'escursione lungo il percorso attrezzato dell'Antro del Corchia non comporta particolari difficoltà di progressione, anche se l'itinerario è lungo e un po' faticoso nella parte finale. L'abbigliamento deve tener conto della temperatura costante in ogni stagione intorno ai 7,6° C e all'aumidità sempre vicina al 100%.

Complesso carsico dell'Antro del Corchia (percorso turistico)

L'Antro del Corchia, con i suoi 53 km circa di gallerie e pozzi, detiene il primato nazionale del più vasto complesso carsico ipogeo. Anche il dislivello, con i suoi 1187 m di altezza tra l'apertura più elevata e il fondo della grotta, rappresenta una dei massimi valori rintracciabili del territorio italiano ed europeo.
La particolarità del Sistema carsico del Corchia sta soprattutto nella sua estrema complessità morfologica ed evolutiva.
Si tratta infatti di un reticolo tridimensionale racchiuso in un volume di marmi e dolomie di circa 2 km di lunghezza, 1 km di larghezza e quasi 1200 m di altezza.
Un percorso attrezzato, di circa 1 km, consente ai turisti di penetrare nell'interno del Corchia e di raggiungere il cuore della montagna e del sistema carsico.

 Il paese di Levigliani si distende su un terrazzo orografico, a 600 m d’altitudine, alla base delle imponenti pareti torreggianti del versante Sud del M. Corchia (alto 1678 m). L’ingresso turistico all’Antro dista oltre 2 km dall’abitato e si raggiunge in pochi minuti con il bus navetta del servizio turistico che gestisce il percorso attrezzato (il tutto è compreso nel biglietto d'ingresso).
Si risale dunque per una strada marmifera, che risale fino alla quota di 860 m. L'ingresso all'Antro coincide anche con l’attacco del sentiero delle “Voltoline” (segnavia CAI n. 9) che prosegue con forte strappo ed andamento serpeggiante verso il Passo dell’Alpino (1135 m) e la Foce di Mosceta (1189 m).

Note storiche sulle Miniere di Levigliani

Le miniere di mercurio nativo e di cinabro di Levigliani, dai documenti storici conosciuti, sono considerate le più antiche escavazioni minerarie della Versilia in quanto già nominate in atti del Comune di Pisa del 1153.
Il periodo di maggior fortuna di queste ricerche inizia a partire dalla seconda metà del XV sec. quando Firenze iniziò ad interessarsi di questo giacimento di cinabro come importante prodotto minerale per la produzione di pigmenti rossi per i codici miniati e i libri ecclesiastici.
Un utilizzo importante del mercurio fu il procedimento dell’amalgama per l’estrazione dell’oro e di metalli preziosi, tecnica utilizzata per molto tempo in Europa e ancora oggi usata in Africa e in America latina.
La nascente industria chimica e farmaceutica, oltre che per la fabbricazione degli specchi, dette il primo impulso per una attività mineraria che procedette però sempre a fasi alterne, in quanto il giacimento si presenta piuttosto povero come tenori industriali.
Dal 1470 in poi e soprattutto con l’annessione di Pietrasanta a Firenze, si poté comunque utilizzare il giacimento per episodici sfruttamenti sia per il mercurio nativo, che in Italia è ritrovabile in natura solo in questo sito (in sacche e goccioline all’interno di vene di quarzo) e in alcune miniere del nord Italia, sia per il cinabro presenti in filoncelli e venette centimetriche in rocce filladiche paleozoiche.
Per ritrovare un’attività moderna presso queste miniere, sempre coltivate occasionalmente e soprattutto nel XVIII sec. per l’industria dei termometri e dei composti per il “fulminato di mercurio” come detonatore negli esplosivi per cave, bisognerà attendere fino al secondo dopoguerra, quando nel 1948 la società Motosi e Porciatti (poi Motosi Spa) di Arcola acquisisce permessi di ricerca per lo sfruttamento dei filoni delle zone delle gallerie “Cavetta” e “Lunga” ottenendo anche la concessione mineraria a partire dal 1956.
In questo periodo furono acquistati i macchinari di flottazione e distillazione ancora oggi presenti nei piazzali delle miniere e che sono stati sottoposti a restauro conservativo.
Dal 1960 la società anonima per azioni “Levigliani” subentrata alla Motosi Spa con manodopera locale ottenne una concessione decennale per l’attività mineraria con alcune agevolazioni riservate alle “aree depresse montane”. Lo sfruttamento delle miniere fu così proseguito fino al 1970 poiché sulla base di vari studi geologici il giacimento venne ritenuto sostanzialmente improduttivo a livello di industria mineraria moderna.
Le miniere sono state riprese con successo dal 2008 per un utilizzo a scopo museale e turistico dai Beni Comuni di Levigliani come proprietari dei terreni e dalle cooperative e associazioni “Corchia Underground” e “Apuane da Vivere” per la gestione delle gallerie e dei manufatti. Sono state risistemate con una completa messa in sicurezza; sistemati i binari decauville e vagoncini e nuova illuminazione; alcune delle gallerie principali (livelli Cava Romana e Cavetta) oltre agli impianti esterni, con l’allestimento di percorsi guidati ai visitatori del circuito turistico dell’Antro del Corchia, con un ottimo riscontro di pubblico.


https://www.corchiapark.it/

 

 

(testo di Sergio Mancini)